I Volti Nuovi del Gruppo, Gabriele Benedetti: “Sono un attaccante nato. Che sfortuna iniziare con una caduta”
Gabriele Benedetti non ha certo avuto un debutto da professionista semplice. Il giovane corridore ha esordito con la maglia della Drone Hopper-Androni Giocattoli in Spagna, in una delle prove della Challenge Mallorca. Suo malgrado, tuttavia, è rimasto coinvolto in una caduta dopo appena una trentina di chilometri, subendo un infortunio al ginocchio. Mentre in questi giorni la sua entità viene monitorata, il campione italiano under 23 è costretto a un riposo che potrebbe costringerlo ai box ancora per qualche settimana. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva per la rubrica I Volti Nuovi del Gruppo, in cui si conoscono i neoprofessionisti italiani. Uno spezzone dell’intervista può essere ascoltato nell’ultima puntata di SpazioTalk.
Come stai dopo la caduta nella prima gara?
È stata un mezzo disastro. Sono partito che mi sentivo bene, ma dopo 30 km mi è caduto un corridore davanti in mezzo al gruppo e non ho potuto evitarlo. Cadendo ho battuto il ginocchio e mi fa ancora molto male.
In questi giorni starai ancora un po’ a riposo?
Sì, almeno fino a giovedì. Poi parlerò con la squadra. Il ginocchio è un punto molto delicato purtroppo.
Questo cambia la tua stagione?
Probabilmente sì. Avrei dovuto fare il Tour of Antalya, ma non so se potrei essere competitivo.
Cosa ti ha portato a scegliere la Drone Hopper per diventare professionista?
È una squadra che ha sfornato tanti bei talenti, come Masnada e Ballerini. Vorrei fare come loro e crescere. Ora abbiamo anche uno sponsor nuovo, che punta al salto di qualità. Spero di rimanere qui in futuro e che le cose vadano ancora meglio.
Arrivi da professionista con già risultati importanti. Senti la pressione di arrivare da campione italiano under 23?
Più che la pressione, arrivare qui da campione italiano under 23 è uno stimolo. Infatti mi volevo già confermare bene qui tra i professionisti, mi sono preparato bene durante l’inverno. Non c’è stata la possibilità, ma ora cercherò di rimettermi il prima possibile e dimostrare quanto valgo.
Che tipo di corridore sei?
Sono un attaccante. Mi piace andare all’attacco dalle prime fasi di gara, che sia una fuga da due o da dodici. Non riesco ad aspettare le fasi finali, sono fatto così. Abbastanza istintivo. Mi piacciono i percorsi mossi e le salite non troppo lunghe.
Hai scelto una squadra che spesso va all’attacco, non a caso.
Sì esatto, sono nella squadra giusta per le mie caratteristiche.
A che età hai iniziato a correre in bicicletta?
A sei anni. Mio papà ha fatto ciclismo, mi ha un po’ fatto provare lui. Poi ho iniziato a vincere subito da piccolo, mi divertivo ancora di più. Ora non posso fare a meno della bici.
Hai capito di essere pronto al passaggio dei professionisti con il titolo nazionale under 23 o già prima sapevi di poter fare il grande salto?
Quello per me è stato il momento decisivo. Mi ha aiutato molto anche a prendere fiducia in me stesso. In quel periodo mi sentivo un po’ perso, non vincevo da tanto. La vittoria mi ha fatto ricredere. In quel momento mi sono sentito pronto, sapevo di dover passare. Ora il ciclismo è più frettoloso.
Com’è andata la preparazione invernale?
Ci siamo allenati bene. In quest’inizio abbiamo avuto un po’ di sfortuna, anche alcuni miei compagni sono caduti. Ma speriamo che la fortuna giri, prima o poi.
E poi essere in squadra con giovani di prospettiva come Ponomar e Umba può essere un ulteriore stimolo.
Sicuramente. Si vede che hanno voglia di dimostrare le loro qualità, ci ho parlato abbastanza e mi ci trovo bene. Cercheremo di aiutarci a vicenda.
La Drone Hopper punta al salto nel World Tour in futuro. Pensi che potresti diventare l’italiano immagine della crescita della squadra?
Io cercherò di fare il possibile per ripagare la fiducia di chi ha puntato su di me e fare il meglio possibile, anche per portare in alto il nome del team e magari convincere gli sponsor a portarci a un livello sempre più alto.
Quale corsa ti piacerebbe vincere in carriera?
Una corsa sulle Ardenne, o una tappa al Giro. Ma il sogno nel cassetto è un Mondiale.
Degli ultimi Mondiali, su quale percorso secondo te all’apice della tua carriera potresti fare meglio?
Un percorso mosso come quello del 2021 mi sarebbe piaciuto molto.
Per di più hai già corso più volte con la maglia azzurra.
Ho fatto tanti ritiri con la nazionale e molte gare, infatti ringrazio Amadori. Nel 2021 sono stato all’Europeo, ma ci sono arrivato dopo una caduta. Non ero nella condizione migliore e non ho avuto la possibilità di andare al mondiale. Spero di poterlo fare con i professionisti, visto anche che il ct Bennati è delle mie parti. Sono molto contento, se lo merita.
Hai avuto modo di parlare con Bennati?
Ci siamo trovati per la classica riunione dei neoprofessionisti e ci ha parlato in generale, dicendo che dobbiamo capire il nostro ruolo nei professionisti per fare il meglio possibile per la squadra.
Sei anche del paese di Nocentini. Speri di ottenere alcuni dei risultati che ha ottenuto lui?
Sì, mi ricordo quando ero piccolo la festa che abbiamo fatto per la sua maglia gialla al Tour. Mi ricordo che avevamo colorato il paese di giallo per lui. Spero di imitarlo.
C’è un corridore a cui ti ispiri?
Mi piace De Gendt, che quando parte arriva. Ma il mio idolo degli ultimi anni è Pogacar, veramente un fenomeno.
Vuoi lanciare qualche messaggio a tifosi e appassionati di ciclismo?
Crederci sempre, ovviamente non si deve mollare alle prime sconfitte. Nel ciclismo ci sono più sconfitte che vittorie, ma se credi in te stesso riuscirai a coronare il tuo sogno.
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